Ad eccezione di, εἶδον "vidi" (tema ἰδ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ὁράω "vedere", εἶπον "dissi" (tema εἰπ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo λέγω "dire", ἦλθον "venni, andai" (tema ἐλθ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo ἔρχομαι "andare, venire", ἤνεγκον "portai" (tema ἐνεγκ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo φέρω "portare", ἔδραμον "corsi" viene fatto ricondurre al verbo difettivo τρέχω "correre", ἔφαγον "mangiai" viene fatto ricondurre al verbo difettivo ἐσθίω "mangiare", εἷλον "presi" (tema ἑλ-) viene fatto ricondurre al verbo difettivo αἱρέω "prendere", ἔκλυον "udii" ha forme di imperativo atematiche: κλῦθι "ascolta". In generale in greco la persona è indicata dalla desinenza, è espressa da pronomi personali, determinativi o dimostrativi, solo quando si vuole darne particolare rilevanza. Sono chiamati "deponenti" perché hanno deposto la forma attiva, cristallizzandosi in questa media; un altro caso chiaro è il verbo comune βούλομαι (io voglio), di cui non esiste l'attivo; tali cristallizzazioni concernono soprattutto i verbi "di percezione" che riguardano ovviamente la sfera del soggetto, come αἰσθάνομαι. Da notare che una forma particolare di raddoppiamento presenta il verbo ἐγείρω (sveglio) tema verbale ἐγερ/ἐγορ perfetto ἐγρήγορα. Nuova domanda Controlla la risposta Valutazione. Tra questi rimasti, c'è εἰμί (io sono), antichissimo, che consta solo di diatesi attiva, e si coniuga nel tempo presente, imperfetto e futuro, insieme al simile εἶμι (che però vuol dire "io vado"). Nel modo indicativo la voce verbale esprime anche il tempo, e perciò in questo modo il valore aspettuale e cronologico coesistono. Se il tema verbale inizia per consonante liquida -ῥ- o consonante doppia (ξ, ψ, ζ) o due o più consonanti (che non siano muta + liquida) si usa come raddoppiamento il semplice aumento sillabico. διδο-ντ-σ > διδούς, dalla caduta di ντ + allungamento di compenso; il participio femminile viene δῐδοῦσᾰ, dalla caduta di ντ e l'assibilazione di j, più allungamento di compenso, e dell'accento; il neutro viene δῐδόν. Sono elencate di seguito le terminazioni verbali che risultano dall'incontro delle consonanti finali con l'interfisso ϳ. Il verbo greco conserva in modo evidente le caratteristiche dell'indoeuropeo, in cui non esisteva una coniugazione sistematica: i temi verbali, propri dei vari tempi e non di necessità appartenenti a una stessa radice, erano flessi in modo autonomo; talvolta nell'ambito di ciascun tema temporale giocava un ruolo importante anche l'apofonia, che con la formazione vera e propria del greco antico nel VII-V secolo a.C., caratterizzò vari tempi, e sotto-tipologie dei tempi stessi, come l'aoristo I debole, l'aoristo II forte e l'aoristo III fortissimo o atematico. Οὑδ'ἄν αὑτός ἥθελον ἐν τοσαύτῃ τε ἀγρυπνίᾳ καί λύπῃ εἶναι: Nemmeno io /sottinteso "se fossi al tuo posto"/ vorrei trovarmi in una tale condizione di dolorosa veglia. ἀιρέω (pres), ᾕρεον (impf), αἱρήσω (fut), εἷλον (aor), ᾕρηκᾰ (pf), ἀραιρήκειν (ppf), ἔρχομαι (pres), ἠρχόμην (impf), ἐλεύσομαι (fut), ἦλθον (aor), ἐλήλῠθᾰ (pf), φέρω (pres), ἔφερον (impf), οἴσω (fut att), ἐνεχθήσομαι (fut pass), ἤνεγκᾰ (aor att), ἠνέχθην (aor pass), ἐνήνοχᾰ (pf) ἐνηνόχειν (ppf), λέγω (pres), ἔλεγον (impf), ἐρῶ (fut), ῥηθήσομαι (fut pass), εἶπον (aor), ἐρρήθην (aor pass), εἴρηκα (pf), ἐσθίω (pres), ἤσθῐον (impf), ἔδομαι (fut), ἔφαγον (aor att), ἐβρώθην (aor pass), ἐδήδοκᾰ (pf), βέβρωκᾰ (pf Ionico), ὁράω - ὥρᾰον (impf non contratto) - ὄψομαι - ὀφθήσομαι (fut pass) - εἶδον - ὤφθην (aor pass) - ἑώρᾱκᾰ (Perfetto I debole) - ὄπωπᾰ (Perfetto II forte)- οἶδα (Perfetto III fortissimo atematico) - ἑωρᾱ́κειν (ppf), τρέχω - ἔτρεχον - θρέξομαι (I futuro) - δρᾰμοῦμαι (II futuro) - ἔθρεξᾰ (I aoristo debole) - ἔδρᾰμον (Aoristo II forte) - δεδρᾰ́μηκᾰ, λοιπ-, tema del perfetto (λέλοιπα) e dell'aggettivo verbale sostantivato corrispondente τό λοιπόν, Grado zero o debole: detto anche ridotto, nell'esempio di λείπω riguarda l'aoristo, Grado pieno o normale o ancora medio: il presente, di timbro vocalico -ε/-ο. Verbi di convenienza: di norma sono espressioni impersonali, coniugate alla III persona singolare: δεῖ (conviene), χρή (è necessario che), ἀνάγκη ἐστί (è giusto che) + infinito; il loro valore è quello di una proposizione soggettiva enunciativa. ἑλ-: aoristo εἷλον (aumento in ει-), ἐσθίω t.v. Prefisso: particella che può precedere il tema verbale, tipo περιβάλλω (περι + βάλλω) o διέρχομαι, Suffisso: particella inserita all'interno della parola o del verbo, dopo il tema verbale, come εὑρίσκω, il suffisso è -σκ. Mantengono inalterato il tema verbale gli stessi verbi che lo mantengono inalterato nel perfetto forte. Alcuni verbi mutano significato a seconda se siano usati in modo assoluto o determinati da complementi ἀγαπάω con reggenza di accusativo significa amare, col genitivo invece "accontentarsi". Parecchi verbi presentano il tema amplificato con ε/η. Si tratta di un fenomeno caratteristico delle antiche lingue indoeuropee, che si è conservato in modo netto nelle numerose lingue moderne, come nell'inglese e nell'italiano. ), e si usa la particella ἥ, Retoriche: sono introdotte dalle particelle οὐ, οὐκ, ἧ γάρ, μή, μῶν (queste ultime due per una interrogativa con valore di negazione). Indirette: nella forma semplice sono introdotte dalla congiunzione εἰ (se) oppure da pronomi e aggettivi-avverbi interrogativi delle interrogative dirette; al posto di ποῖος o πότερος si trovano i correlativi indiretti ὁποῖος (di quale specie). Probabilmente il passivo è stato generato da contesti espressivi in cui la diatesi media ricorreva con un complemento di agente o di causa efficiente; come già detto però non esiste in greco una corrispondenza perfetta tra voce e diatesi, II -ις (in base alla vocale tematica, può essere preceduto dalle vocali ε-α-ο), III - *N°τι - la N sonante indoeuropea davanti a consonante ha esito di vocale, davanti a vocale il contrario. Da notare è che nella forma -ἦρα-, aoristo di -αἴρω, la -η- rappresenta lo aumento temporale, non l'allungamento di compenso dell'-ᾰ- del tema, che diviene -ᾱ-; quindi nel congiuntivo, nell'ottativo, nell'imperativo, nell'infinito e nel participio in cui non c'è aumento, le forme sono, rispettivamente: ἄρω, ἄραιμι, ἆρον, ἆραι, ἄρας. Il periodo si compone della proposizione reggente (l'apodosi) e la subordinata ipotetica ossia la protasi (così chiamata perché viene anteposta alla reggente), introdotta dalle particelle specifiche. Participio assoluto: è a parte nella frase, e non ha collegamenti sintattici con la proposizione principale, per questo come l'ablativo assoluto del latino, è detto "sciolto", a parte: si caratterizza nel genitivo, accusativo e nominativo assoluto. Secondo questa legge fonetica, definita nel 1863 dallo studioso Hermann Grassmann, quando in una stessa parola due sillabe consecutive iniziano con aspirazione (spirito aspro, χ, φ, θ), normalmente la prima delle sue aspirazioni scompare in seguito a un fenomeno di dissimilazione. Infatti alla seconda classe fanno parte i verbi con apofonia senz'alcun altro ampliamento nel tema del presente. Essi sono tutti i verbi con il tema in vocale e alcuni uscenti in consonante occlusiva. Le voci verbali contratte però non seguono questo comportamento, per altre ovvie leggi sull'accentazione e sulla contrazione delle vocali; gli ottativi della flessione atematica, che in genere al duale e al plurale mantengono l'accento sulla caratteristica modale. ), εἰκός ἦν, προσῆκε: sarebbe - sarebbe stato conveniente, προαιρετέον ἦν: sarebbe stato preferibile. Nel caso dell'ottativo perfetto passivo, esso come il congiuntivo, si forma con il participio passivo declinato in singolare, duale e plurale, + l'aggiunta del verbo εἰμί nella coniugazione dell'ottativo. Con i nomi verbali: la particella in unione all'infinito o al participio, equivale in forma implicita ad ἄν + ottativo, e ad ἄν + indicativo di tempo storico, e rispettivamente esprime la potenzialità nel presente nel primo caso, nel secondo l'irrealtà: Λέγω σε ἄν ἁμαρτάνειν - Dico che tu sbaglieresti. Per lo più ne è rimasta traccia sulla vocale seguente che ha perso lo spirito aspro oppure talvolta invece del -jod- si è mutata in -ζ-. oppure ottativo εἴην, εἴης, εἴη, ecc.). Esso, come detto, è proprio dei verbi col tema in liquida (λ, ρ) e in nasale (μ, ν). ἐ-πε-φήν-ει-ν). Il participio passivo maschile e neutro in origine era ossitono, come il corrispondente attivo, poiché la maggio parte di queste forme seguiva una sequenza dattilica — ∪ ∪ (*λελειμμενός), ma poi per Legge di Wheeler si è spostato. Il participio e l'infinito medio-passivi hanno le seguenti forme: Verbi contratti in -εω e -αω (contrazione della vocale del tema + la desinenza): Alcuni esempi di coniugazione di verbi della II classe atematica in -μι. L'imperativo ha desinenze proprie, così pure il perfetto indicativo attivo nelle prime tre persone singolari (sia nel I debole, nel II forte e nel III fortissimo), mentre per il resto della coniugazione ricorre a quelle dei tempi principali. Il participi congiunto ipotetico o suppositivo di frequente rende la protasi di un periodo ipotetico; infine il participio ha valore finale quando esprime l'intenzione di compiere un'azione, è preceduto da ώς quando ha valore soggettivo, a volte corrisponde alla causale soggettiva o alla comparativa ipotetica del futuro ("non siamo giunti con l'intenzione di far guerra al re"). Per la formazione del participio presente e aoristo attivi dei verbi in -μι (sempre valendo la regola che in aoristo il raddoppiamento del presente è rimosso, e vale solo il radicale o tema verbale + desinenza), si ha: Altre uscite del participio con tena in -οντ -εντ - αντ, esempio di δίδωμι - di importanza perché nel tema verbale διδο non si usa la vocale tematica tipica -ο, ma questa è già presente nel tema stesso, non si ottiene il participio apofonico, bensì sigmatico - tema del presente διδο - διδω e tema verbale è δο - δω: Nell'aoristo attivo, il participio si rende alla stessa maniera, solo che manca il raddoppiamento -δι. Questo aggettivo corrisponde anche al participio passato latino in -tus (solutus, sciolto), che indica uno stato raggiunto; tuttavia il latino ha poi sviluppato un suffisso diverso, in -bilis (solubilis "solubile"), per indicare la possibilità (dunque si rifà al suffisso greco -τεο - τεα), anche se attestazioni doppie sono presenti in alcuni componimenti poetici della letteratura latina. Classi verbali del greco antico 1 Classi verbali del greco antico La suddivisione dei verbi della lingua greca antica in classi si conduce a seconda della parte finale del tema verbale, della presenza o meno di apofonia vocalica nel tema verbale stesso, e della presenza (o assenza) e qualità dei suffissi aggiunti nel tema del presente. L'ottativo "potenziale" esprime la possibilità che una determinata azione si verifichi. Ottativo. Temporali esplicite: sono introdotte dalle tipiche congiunzioni "di tempo". All'inizio di parola si è verificato spesso la caduta del sigma iniziale di cui è rimasta traccia nello spirito aspro sulla vocale seguente. Particolare è il caso di καίω, che fa parte di un gruppo limitato di verbi con uscita in υ/ϝ *καυ-jε/ο > *καϝ-jε-/ο - metatesi di jϝ incontrati in -ιε- + desinenza del presente. La nasale -ν- davanti alle liquide si assimila mentre davanti a -μ- o si assimila o si assibila: La preposizione -σύν- (con) può mantenere invariata la -ν- davanti a -ρ-. Se il tema verbale esce in vocale breve questa si allunga davanti alle desinenze. In età posteriore la sibilante nei gruppi -σμ, σν- si è assimilata. Periodo ipotetico dell'irrealtà (IV tipo): l'ipotesi dell'azione si presenta come irreale rispetto a un fatto vero, sia presente che passato: la protasi è introdotta da ἐι + indicativo di un tempo storico, e così sarà pure l'apodosi con l'accompagnamento della particella ἄν, che come negazione οὐ. Finali implicite: si rendono con il participio futuro, e raramente al presente, in tal caso il verbo è preceduto da ὡς; poi con l'infinito semplice in dipendenza dai verbi come δίδωμι, παρέχω, πέμπω. La caratteristica di questo perfetto è che per le prime 3 persona singolari si avvale del suffisso + desinenza -κα, -κας, -κε, mentre per le altre 3 persone del plurale e le 2 del duale, usa solo il raddoppiamento, la vocale tematica -α + le normali desinenze primarie. Esiste inoltre un futuro perfetto formato sul tema ἰδ-/εἰδ-/οἰδ-, e quindi derivante da οἶδα; il significato sarà ovviamente "saprò" (per aver visto). Da segnalare che dal tema -τλα- si ha anche il futuro τλήσομαι e l'aoristo ἔτλην. Se tale radice presenta variazioni apofoniche, l'aoristo si forma dal tema verbale di grado ridotto (ad esempio -λιπ- rispetto a -λειπ, λοιπ-). Storici: Imperfetto, Piuccheperfetto e Aoristo (= Perfetto Storico Latino). Si ebbero dunque i seguenti passaggi: La -ν- si vocalizza in -α- specialmente quando ha funzione di desinenza. ἐ-λε-λύ-κει-ν). Da segnalare è che le forme del perfetto e piuccheperfetto misto del verbo -δείδω- hanno significato rispettivamente di presente e di imperfetto mentre significato di perfetto e piuccheperfetto hanno le forme deboli δέδοικα, ἐδεδοίκειν. Se la vocale finale del tema è -ε, la terminazione è -εις, εισα, εν. Questa apofonia a tre gradazioni tuttavia non si realizza per tutte quante le radici verbali e nominali, così come nella declinazione, non è che debbano per forza essere impiegati i due timbri vocalici ε e ο, ma le regole si adattano i base al tema stesso del radicale. A volte per la lunghezza della vocale contano anche i dialetti o la presenza di "s/ intervocalici caduti, Il sistema è strettamente legato al presente tematico, è un tempo che nacque nel greco assai tardi, poiché in generale fu sempre utilizzato preferenzialmente il presente, per lo più al congiuntivo, espresso in formula volitiva, specie se accompagnato da determinazione temporale che lo rendesse espressivo. Proposizioni comparative: sono introdotte dalle specifiche congiunzioni ώς, ώσπερ oppure καθάπερ, e si accompagnano ai comparativi greci di maggioranza o minoranza, introdotti dalla congiunzione ή, preceduta dalla reggente. All'interno di parola il -σ- cade sia se è intervocalico, sia se interconsonantico, sia se seguito da altra -σ-. finale: il participio concorda col soggetto della principale, e ha valore finale. La seconda persona singolare dell'ottativo medio -λύοιο- deriva da -λύοισο-, in cui è caduto il sigma intervocalico, senza provocare contrazione. Per la presenza del suffisso -σ con la vocale tematica, esiste una gran varietà di forme, a causa dei mutamenti fonetici: il futuro sigmatico riguarda molti verbi in vocale, in dittongo, con temi in dentale, labiale, velare, nonché vari verbi atematici. Il participio dato che è un aggettivo, può essere anche "attributivo", se si riferisce a un sostantivo con cui concorda in genere, caso e numero, determinandone una qualità o una condizione permanente, che lo distingue da altri sostantivi.
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